Ravenna 2019 - Capitale Europea della Cultura?

Parliamo con Marianna Panebarco e Marcella Montanari , in merito alla candidatura di Ravenna a Capitale Europea della Cultura

Giorgia Boldrini, ideatrice del Progetto Incredibol! del Comune di Bologna, intervista Marianna Panebarco, del comitato artistico organizzativo, e Marcella Montanari, dello staff Ravenna 2019, in merito alla candidatura della città di Ravenna, in lista per il riconoscimento del titolo di Capitale Europea della Cultura 2019.

 

E’ di pochi giorni fa la notizia che Ravenna è nella ‘shortlist’, in finale per il titolo di Capitale Europea della Cultura 2019. Secondo voi, perché ce l’avete fatta?

Il grande punto di forza è stato il coinvolgimento della collettività, la partecipazione. E’ stata compresa la complessità del progetto; Ravenna ha iniziato per prima tra le città italiane il processo di candidatura, ed è stato tutto molto corale e credibile. Ora siamo in attesa di ricevere le indicazioni della giuria, che ci serviranno come linee guida per migliorare il dossier in vista della selezione finale nel 2014.

Che ruolo hanno le cosiddette ‘ICC’, le industrie culturali e creative, nel vostro progetto di Capitale della Cultura?

Marianna Panebarco  -  E’ un percorso ancora in progress; in particolare c’è un progetto forte emerso durante la ‘open call’ scaduta a marzo di quest’anno: si chiama ‘The Brain, l’intelligenza collettiva ravennate’, ed è il recupero di uno spazio all’interno della ex Darsena per un co-working di imprese che si impegnino a viverlo, a condividere spazi comuni e servizi e a fare anche iniziative aperte, per attrarre talenti. Lo sto seguendo personalmente (insieme ad altre 4 persone, 2 imprenditrici e 2 libere professioniste), stiamo scrivendo il piano industriale e pensiamo a una dimensione di 10-15 imprese: la Darsena è il luogo della rigenerazione di spazi dismessi, una grande sfida e una grande  opportunità per Ravenna.  C’è un interesse fortissimo del settore creativo, emerso anche nel percorso partecipato per l’agenda digitale cittadina; coltiviamo queste energie anche attraverso  il tavolo di lavoro ‘Creative Lab’, perché le cose funzionino va creata una community di portatori di interesse ancora prima di avere uno spazio fisico.

Com’è il settore creativo a Ravenna?

C’è da fare moltissimo, finora non c’è stato un lavoro organico dedicato. C’è stata invece l’esperienza della ‘rete virtuale’ di Romagna Creative District, che ha messo in rete tutti i settori, ma ora si tratta di avvicinarla e farla interagire di più con il percorso di candidatura. Stiamo poi lavorando su diverse piattaforme tematiche, come il video con ‘Ravenna Visual Lab’, le attività su design, arti applicate e arte contemporanea a Faenza, o design e agricoltura a Cesena.

Un’ultima domanda provocatoria: nel vostro dossier si parla sempre di ‘Ravenna e la Romagna’; perché non coinvolgere tutta la regione nel progetto?

Abbiamo scelto di partire da una dimensione territoriale realistica, da ciò che è più prossimo, per fare progetti a forte connessione. E’ stato molto importante istituire un tavolo di lavoro comune con le altre città della Romagna.
 

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