StartUp in the Net: Dishcovery

Dishcovery

Quante volte in un ristorante all’estero ci siamo seduti a tavola e abbiamo cominciato a sorridere di fronte a certi strafalcioni nei menu tradotti nella nostra lingua. Se questo succede con l’italiano, è plausibile pensare che nel nostro paese accada la stessa cosa specialmente quando ci si avventura in alfabeti e culture lontane dalle nostre.

A intravedere in quei menù un nuovo mercato sono stati Giuliano Vita e Marco Simonini, founder di Dishcovery.

Un’idea maturata in Cina, dove i due lavoravano nel mondo della ristorazione dopo aver studiato al Master in Emerging Markets dell’Università di Modena. “Avevamo entrambi il desiderio di cimentarci con un’attività imprenditoriale” dice Giuliano “vendendo il cibo straniero ai cinesi ci siamo accorti dell’enorme gap che esiste fra la nostra cultura culinaria e la loro: anche i professionisti del settore si districavano a fatica tra le nostre eccellenze enogastronomiche”.

Nell’ottobre 2017 tornano in Italia e un mese dopo hanno già pianificato il test sul mercato. “Abbiamo proposto un servizio di prova gratuito a una cinquantina di ristoranti di Venezia per validare la nostra idea” racconta lo startupper “nonostante fosse una versione beta, il 40% dei ristoratori ha sottoscritto l’abbonamento: abbiamo capito che il prodotto c’era”.

In meno di un anno l’abbiamo perfezionato ed è diventato “un cameriere digitale che parla tutte le lingue” come scrivono sul sito. Per usare Dishcovery basta avvicinare lo smartphone al codice QR del menu e leggere i piatti tradotti nella propria lingua, perché, come sottolineano Giuliano e Marco, “per differenziarci dalla concorrenza non utilizziamo traduzioni automatiche”.

Quando gli ospiti stranieri cliccano sul nome delle pietanze, ricevono anche informazioni sulla cultura culinaria” aggiunge Giuliano “con una serie di dettagli come gli ingredienti, le bevande da abbinare e il contesto in cui viene solitamente viene servita”.

I vantaggi per il ristoratore sono evidenti: un menù chiaro con traduzioni puntuali invoglia il turista a scrivere buone recensioni” continua Giuliano “ma, soprattutto, a spendere di più perché fa una scelta più ragionata”.

Senza considerare il risparmio di tempo e di carta per il ristoratore. “A seconda del tipo di abbonamento sottoscritto ci sono un set di parole a disposizione da usare per aggiornare le descrizioni del menù senza doverlo, ogni volta, riscriverlo e ristamparlo” specifica l’imprenditore.

Lavorando con agenzie di traduzioni certificate, per Dishcovery non ci sono confini linguistici. Le più richieste tuttavia sono, ovviamente, l’inglese, il cinese, il francese, il russo, il giapponese ma hanno anche traduzioni in turco e in ebraico.

Tra i clienti, ci sono già grandi catene come Autogrill e piccoli ristoranti. Le idee sono chiare così come la volontà di sfruttare tutte le potenzialità. “Il prossimo passo sarà la possibilità di chiudere il cerchio del processo dell’ordinazione, così che il turista possa pagare con uno dei sistemi di pagamento mobile preferito direttamente su Dishcovery” anticipa Giuliano “Una volta consolidato il mercato in Italia pensiamo di passare in Francia e in Spagna, paesi che hanno in comune con l’Italia il turismo, barriere linguistiche da abbattere e una forte tradizione culinaria: alla fine del prossimo anni contiamo di riuscire a fare un test a Barcellona o a Parigi”.

Guardando all’oggi invece, Giuliano e Marco grazie al servizio Kick-ER di ASTER, hanno appena lanciato una campagna di crowfunding: obiettivo raccogliere tra i 50mila e i 150mila euro in due mesi. “La campagna è partita il 5 novembre su 200crowd.com, una piattaforma italiana di equity e crowdfunding” spiega Giuliano “qui chi investe su di noi diventa socio a tutti gli effetti”. A giudicare dal successo della prima giornata (è stato raccolto il 65% dell’investimento), c’è voglia di scommettere su questa startup che, oltre al business, si prefigge anche di fare divulgazione su un tema per noi così importante come il cibo. “Un turista soddisfatto tornerà nel suo paese e comincerà ad acquistare e parlare della nostra cucina con consapevolezza” aggiunge Giuliano “saprà riconoscere, ad esempio, la differenza tra il Parmesan e il Parmigiano”.

 

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