Dal gelato agli embrioni, start up emiliana inventa azoto liquido sterile

Azoto Liquido

Una 'nuvola di vapore' dalle mille capacità: l'azoto liquido è una tecnologia all'avanguardia e con molti utilizzi, da quello alimentare a quello farmaceutico, fino al congelamento di embrioni e ovociti umani per la fecondazione assistita. Ma cosa succede se l'azoto non è sterile? "Può contenere al suo interno batteri, virus, muffe e altri microrganismi. I casi di contaminazione nella surgelazione, imbottigliamento e preparazione dei cibi industriali registrati negli ultimi anni dovrebbero far riflettere sulla sicurezza e la tracciabilità dei processi", spiega all'Adnkronos Salute il biologo Lodovico Parmegiani, Chief Executive Officer di Nterilizer, start up italiana che per la prima volta al mondo ha brevettato un sistema di sterilizzazione dell'azoto liquido che si applica persino al gelato.

"Le applicazioni saranno all'inizio nel settore medicale e farmaceutico, che sono più sensibili a queste problematiche - evidenzia Parmegiani - l'azoto sterile dovrebbe essere utilizzato per esempio in criochirurgia, dermatologia, nelle criosaune, nella produzione di cosmetici e medicinali, nella crioconservazione di tessuti e cellule e organi. La nostra tecnologia permette anche di sterilizzare l'interno delle criobanche nelle quali sono congelate le cellule staminali o altri tessuti".

"L'idea della start up - prosegue il Ceo - è nata nel 2016, quando il mio brevetto sul metodo per sterilizzare l'azoto con radiazione ultravioletta è stato concesso. Da quel momento ho maturato l'idea che la tecnologia fosse riproducibile anche in altri ambiti oltre la procreazione medicalmente assistita e quindi era necessario un progetto ambizioso. Inoltre, il mondo della Pma chiedeva urgentemente di poter mettere in sicurezza la tecnica della vitrificazione mediante immersione diretta in azoto liquido, che è efficientissima e permette la sopravvivenza di quasi tutti gli embrioni e ovociti che vengono congelati (con le vecchie tecniche ne moriva il 40%), cambiando di fatto il modo di lavorare nei laboratori di Pma".

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