Con la Brexit alle startup italiane conviene aprire a Londra?

Londra

Una proroga: questo è quello che è stato concesso al Regno Unito per la Brexit. Lo spettro del no deal non è ancora sparito dall’orizzonte. A ottobre risuoneranno le campane di una decisione che non si potrà più rimandare. Le attività per ora non si fermano. E Londra resta una destinazione attrattiva per le startup europee, come ha dimostrato la missione di Smau a Londra (10-12 aprile).

Vista la presenza forte degli italiani, di imprese italiane e di un commercio bilaterale estremamente favorevole è evidente che speriamo in un Regno Unito più possibile legato all’Unione europea.

C’è un processo di uscita, vediamo come accadrà”, dice a Wired l’ambasciatore italiano a Londra, Raffaele Trombetta.

Ma il sostegno dell’ambasciatore ai connazionali è un progetto che va oltre la Brexit e ha un nome indicativo Italy 4 Innovation. Due i principi che lo hanno ispirato. “Da una parte, non volevamo essere prigionieri della Brexit. Bisognava trovare dei canali di intervento per favorire il rapporto tra i due Paesi. Dall’altra parte, l’Italia ha bisogno di essere conosciuta come un’Italia più innovativa e più giovane, oltre che per essere la patria di cibo, moda, design”, dice l’ambasciatore.

Per questo, da settembre hanno già visto la luce ben cinque incontri tra startup italiane e investitori inglesi, oltre che istituzioni e partner di eccellenza proprio a Londra, hub finanziario e tecnologico in Europa. Inoltre, “Londra ha approvato a novembre 2017 una strategia industriale che è molto complementare con quello che è stato fatto in Italia, come il 4.0, e con le iniziative dell’attuale governo. Ci sono le condizioni per cui una serie di iniziative possa funzionare”, dice l’ambasciatore.

 

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