Startup, nasce il fondo Indaco Venture

Fondo Venture
In dote 130 milioni

Le startup italiane hanno bisogno di ossigeno per crescere e diventare scaleup. Il nostro Paese, con le sue 135 scaleup italiane legate all’ICT e 970 milioni raccolti arranca dietro a numeri europei ben più importanti, tanto che si posiziona all’undicesimo posto. L’Europa conta nel complesso ben 4.200 scaleup con Gran Bretagna e Irlanda che fanno la parte dei padroni con 1.550 scaleup e una raccolta complessiva di circa 21.5 miliardi di dollari. Recuperare il terreno perso non è semplice ma non mancano le iniziative in questa direzione. Come la nascita, di Indaco Venture Partners Sgr, società di gestione del risparmio che gestirà il più grande fondo di venture capital italiano, il fondo Indaco Ventures I, con un obiettivo di raccolta complessiva superiore ai 200 milioni di euro.

L’iniziativa vede in prima linea Intesa Sanpaolo e Futura Invest (i cui principali azionisti sono Fondazione Cariplo e Fondazione Enasarco) , che deterranno, con quote paritetiche, il 49% di Indaco Venture Partners SGR mentre il 51% della società sarà posseduto dai cinque key-manager: Davide Turco (amministratore delegato), Elizabeth Robinson (vicepresidente esecutivo) e dagli investment director Antonella Beltrame, Alvise Bonivento e Valentina Bocca. Il team mette in campo il proprio track record: le cessioni a grandi gruppi di Yogitech e Silicon Biosystems, le IPO di Directa Plus, Expert System, Digital Magics ed H-Farm, nonchè le positive exit da Igea, Mosaicoon, Timbuktu e Compass. «Siamo molto grati agli investitori che hanno creduto in questo progetto. Siamo convinti che Indaco Ventures potrà contribuire a colmare il ritardo nel Venture Capital del nostro paese, fornendo finalmente alle nuove aziende con maggiori potenzialità ed ambizioni le risorse finanziarie necessarie per fare un importante salto dimensionale e competere ad armi pari, o quasi, con i loro concorrenti attivi in contesti caratterizzati da risorse per l’innovazione enormemente più grandi» commenta Turco.

Il progetto si integra per Intesa Sanpaolo in un piano ben più ampio rispetto all’ecosistema delle startup italian: «Nel piano d’impresa 2018 – 2021 prevediamo di rafforzare in maniera significativa l’impegno nella Corporate Social Responsibility: puntiamo a diventare la prima Impact Bank al mondo, intendiamo supportare ulteriormente la circular economy, sosteniamo l’imprenditorialità giovanile e le nuove idee d’impresa.» ha dichiarato Carlo Messina, ceo e consigliere delegato Intesa Sanpaolo, aggiungendo: «Il progetto che presentiamo oggi a fianco del Fondo Italiano d’Investimento e della Fondazione Cariplo, con la quale abbiamo da tempo condiviso obiettivi e progetti anche in questo ambito, intende accrescere l’impegno nei confronti di un’imprenditorialità caratterizzata in particolare da competenze e tecnologie italiane. Riteniamo strategico il presidio di questo settore: le operazioni di anno in anno aumentano significativamente, così come risulta in forte crescita l’attenzione di importanti player internazionali al nostro mercato. Tale impegno vuole, in sintesi, stimolare la competitività, dare impulso a nuovi investimenti e confermare ancora una volta il nostro sostegno allo sviluppo imprenditoriale». Anche Fondazione Cariplo conferma il proprio impegno nel settore innovazione: «Il venture capital nel nostro Paese è ancora lontano degli standard internazionali. Con questo fondo ci proponiamo di offrire alle realtà con possibilità di crescita interessanti, un veicolo per potenziare la loro competitività internazionale, aiutando così le nuove aziende. Le start up nel nostro Paese possono essere una risorsa importante, abbiamo bisogno di strumenti e risorse per rafforzarle e farle crescere» ha detto Giuseppe Guzzetti, presidente di Fondazione Cariplo.

Il fondo Indaco Ventures I che ha già raccolto 130 milioni di euro da Intesa Sanpaolo, Fondo Italiano d’Investimento e Fondazione Cariplo. Entro la fine dell’anno la raccolta dovrebbe superare i 200 milioni di euro (fino ad un massimo di 250 milioni di euro) grazie a investitori istituzionali italiani e istituzioni europee. L’obiettivo, poi, sarà quello di investire in 20-30 società, principalmente startup late stage, attive nel digitale, nell’elettronica e robotica, nel medtech e nuovi materiali. E qualcosa già si sta muovendo, con due possibili investimenti già al vaglio nel medicale e nell’elettronica.

 

 

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