Startup in the Net 2019 - Intervista a Mark One

Mark One

La rubrica Startup in the Net raccoglie una serie di interviste realizzate a startup innovative iscritte a EmiliaRomagnaStartUp e che ART-ER segue nel loro percorso di sviluppo e crescita.


Una sfida impossibile da risolvere. Questo è quello che la startup di Marco Zani chiede a ogni cliente dopo la rituale stretta di mano.

Mark One produce e sviluppa stampanti 3D personalizzate: una realtà costituita nel 2016 che oggi dà lavoro a una ventina di persone, tra team interno e collaboratori esterni. Da sempre appassionato di tecnologia, nel 2013 Zani, giovane studente di Ingegneria dell’automazione a Bologna, ha preso possesso della sua cantina e ha cominciato a mettere le mani in una stampante 3D.

Il garage l’ho preso solo in un secondo momento, un po’ alla volta ho occupato mezza casa” sorride alludendo al mito delle startup californiane. “Sono partito da zero. Mi ha mosso la convinzione che la stampa 3D fosse una tecnologia destinata a rivoluzionare il mondo industriale. La prima macchina che ho costruito seguendo le mie intuizioni ha avuto da subito un sacco di richieste. Ho capito che c’era un mercato.

Al giovane imprenditore però, a dispetto di quello che si dice quando si parla di stampa 3D, non piace essere chiamato “smanettone”.

Il nostro è un approccio di tipo ingegneristico e, visti i risultati, possiamo dire che ha pagato” specifica. “All’inizio pensavamo di rivolgerci a privati e piccole aziende, ma quando ci siamo buttati sul mercato hanno cominciato a contattarci multinazionali e Spa. La nostra mission è sempre stata quella di usare questa tecnologia per realizzare componenti strutturalmente più performanti da usare direttamente in produzione” spiega Zani. “Vogliamo ottenere, a livello industriale, uno standard qualitativo elevato sia per quanto riguarda le macchine che i servizi.

Gli interlocutori di Mark One sono soprattutto i reparti di ricerca e sviluppo delle aziende: il loro è un rapporto che si configura come una vera e propria partnership, molto più di una mera consulenza. A forza di sfide la startup non fa che accrescere il proprio know-how non solo sulle macchine, ma anche per quanto riguarda i software e i materiali.

“Stampare l’impossibile è il nostro slogan” continua Zani. “Cercare una soluzione a un problema non risolto con il team di un’azienda è molto stimolante.

Mark One con questo sistema può vantare diversi primati. “Si sta alzando il rating di imprese uniche e mondiali che stiamo sviluppando con i diversi partner” ammette non senza orgoglio.

Siamo stati la prima azienda al mondo ad aver installato una stampante all’interno di un box del mondiale Superbike per progettare e realizzare componenti da montare direttamente sulla moto”. La collaborazione prestigiosa è con la Yamaha, ma non è l’unica grazie a cui Mark One cerca costantemente di alzare l’asticella sempre un po’ più in alto. “Abbiamo una partnership con il team Skyward del Politecnico di Milano che realizza razzi-sonda sperimentali supersonici” dettaglia Zani. “Per loro abbiamo stampato in 3D anche alcuni pezzi di un missile testato qualche mese fa con ottime performance.

I materiali a disposizione di Mark One sono uno dei plus della startup insieme al brevetto conquistato per il processo di laminazione del carbonio. A questo entro la fine dell’anno dovrebbero aggiungersene altri due che, a detta dello startupper, “potrebbero andare a rivoluzionare l’asset mondiale della stampa 3D”. Per chi lavora in un settore come questo il futuro è sempre presente. L’immaginazione è una componente importante di chi con l’innovazione vuole fare la rivoluzione.

Effettivamente dal mio punto di vista il futuro è abbastanza stretto giro” riconosce Zani. “Il mondo sta cambiando a grande velocità: poter avere componenti sempre più personalizzati è già una necessità delle aziende. Pensate che rivoluzione può essere un’idea che, nel giro di un’ora, da una parte all’altra del mondo si può trasformare in un oggetto” prosegue. “La stampa 3D sarà un tassello fondamentale di questa trasformazione che cambierà anche la logistica: producendo solo ciò che serve non ci sarà più bisogno di magazzini”.

Tra i passaggi per diventare una startup di successo c’è anche la tappa negli Stati Uniti: Marco Zani passerà tre mesi a Chicago per un percorso di accelerazione previsto dal Global Startup Program promosso dall’ICE.

Sono stato in Silicon Valley l’anno scorso con il Mindset Program, lì ho completamente rivoluzionato il progetto” racconta Zani. “Ho capito che non dovevamo consolidare il mercato italiano prima di buttarci in quello estero: le opportunità sono ovunque e il rischio di aspettare troppo è quello di essere superati dai nostri competitor”. Tuttavia la startup da Cesena non si muove: Zani l’America la vuole portare qui in Italia. “Là ti insegnano quale direzione prendere puntando sui propri punti di forza: si fonda un’azienda per conquistare il mondo” specifica l’imprenditore che sa bene quello che vuole da Mark One. “Spero di riuscire a costruire una bella e solida realtà non solo a livello italiano, ma anche internazionale anche perché ho un sogno” confessa Zani. “Voglio riuscire a dare lavoro a tanti giovani in un luogo dove si contaminano le idee: questo per me è il segreto di una startup di successo”

Scopri di più su Mark One ed entra in contatto visitando la loro scheda dedicata nella nostra sezione Startup Associate cliccando sul banner qui sotto.

Se vuoi conoscere le  altre startup intervistate per la rubrica Startup in The Net, dai uno sguardo alla galleria 2019.

 

 

Autore: Giorgia Olivieri, giornalista freelance. Si occupa di creazione di impresa dal 2003 avendo curato progetti di comunicazione per Progetti d'impresa, per BAN Bologna, per la Città Metropolitana di Bologna, per Incredibol e per Almacube. Collabora con Art-ER dal 2017 su vari progetti tra cui StartCup Emilia-Romagna.

 

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