Le startup innovative delle Serre | Structural Analytics

Le startup innovative delle Serre | Structural Analytics
Intervista al fondatore Enzo Castellaneta

«Ascoltiamo il rumore degli edifici e delle infrastrutture per capire come sono fatti e come si muovono». Enzo Castellaneta racconta così il lavoro che fa Structural Analytics, la startup che ha fondato, sostenuta dalle Serre di ART-ER.

La sua è una società di servizi per l’ingegneria che sviluppa, distribuisce e gestisce sistemi di controllo e monitoraggio di dati infrastrutturali: «Utilizziamo tecnologie tramite sensori e analisi satellitari - spiega - per comprendere quella che si chiama l'asset integrity, per capire come un edificio, un ponte, una diga, una pala eolica si sta comportando: noi non lo vediamo, ma si muovono e, analogamente a un bicchiere di cristallo quando si fa suonare, se ha una piccola crepa suona diversamente».

Il monitoraggio e il rilievo avvengono anche grazie all’uso di algoritmi e procedure di intelligenza artificiale, per rilevare stati di degrado o di danneggiamento. «Tramite un sistema di sensori che installiamo sugli edifici o sulle infrastrutture da monitorare, analizziamo per prima cosa il modo in cui vibrano: capiamo quindi se dopo un determinato evento l’edificio torna in maniera elastica nello stesso posto. Cerchiamo poi di capire se continua a comportarsi nello stesso modo o se è cambiato qualcosa». Ma non è il solo modo per operare, spiega Enzo Castellaneta: «Possiamo lavorare anche in maniera predittiva o con una manutenzione reattiva, attraverso quindi una manutenzione periodica o dopo un evento particolare, ad esempio una pioggia molto forte o eventi effetto del cambiamento climatico che potrebbero aver danneggiato le strutture». 

I sensori da soli non bastano, dietro c’è un sistema di analisi e tecnologie frutto di una ricerca accademico-professionale di più di vent’anni, che mette insieme ingegneria civile, ingegneria informatica e ingegneria elettronica. E dopo il crollo del Ponte Morandi le tecnologie di questo tipo sono sempre più richieste: «Il ponte Morandi era uno dei ponti più strumentati al mondo, aveva dei sensori, ma il fatto che avesse tante informazioni non ha aiutato a prevenire. Il motivo per cui abbiamo fondato Structural Analytics è che, oltre ai sensori, è necessaria una piattaforma che interpreti i dati che riteniamo validi, acquisiti correttamente e utili per fare determinate considerazioni, in forma di giudizio. Questo è un aspetto complesso e innovativo». Un’analisi che riguarda anche tutti quegli eventi definiti come “straordinari” ma che sempre di più riguardano i territori in cui si vive, tra terremoti, scosse, alluvioni o altri eventi effetto della crisi climatica: «Gli algoritmi che utilizziamo discretizzano una realtà totalmente analogica, come quella della natura, in dati che possono essere correlati. È una sfida molto importante: l’analisi dei dati può aiutare l’uomo a prendere delle decisioni», afferma il fondatore di Structural Analytics. «La prima fotografia dice difettologicamente come sta l’elemento dopo un po’ di tempo. Poi si può comprendere cosa succede nel corso della sua vita, quando è il caso di mettergli mano, quanti sono i costi, quali sono i pericoli, cosa devo andare a fare: domande che si fanno spesso ma alle quali spesso non si riesce a dare risposta. Noi crediamo che con il sensore giusto a un costo contenuto e una piattaforma intelligente scalabile, si possa rispondere a queste domande». 

Structural Analytics, fondata nel 2019, oggi è in costante crescita: lavora nel mondo delle utility, nel mondo bancario, nel mondo della pubblica amministrazione. Un percorso reso possibile anche dal percorso di accelerazione e incubazione con le Serre di ART-ER: «Quello che le Serre danno è qualcosa di più di quello che si può comprare sul mercato. Un professionista che vuole aprire una startup non deve pensare a una startup come un’azienda, la startup è un modo molto chiaro e preciso di presentare una propria idea a delle persone che la devono comprendere e la devono valutare.

ART-ER consente a chi ha una valida idea di scalare rapidamente questo mercato. Ed è un mercato dove non c’è una formazione esterna, la puoi fare solo attraverso degli acceleratori che ti mettono in contatto con le realtà giuste, che ti propongono un percorso di formazione e accelerazione con professionisti esterni, in cui lavorano persone con cui confrontarsi e che ti introducono al mondo dell’innovazione. Puoi spendere qualsiasi cifra ma non avrai il servizio che riesci ad avere qui dentro». 

Enzo Castellaneta è arrivato al mondo delle startup dopo anni di lavoro come ingegnere in grandi aziende e nella pubblica amministrazione. Una scelta chiara, che racconta così: «Penso che ognuno di noi abbia uno spirito di rivalsa. Dentro a una grande azienda hai tanto ma sei un numero, più sali in alto, più hai delle responsabilità e meno riesci a controllare le cose. Quando pensi di avere delle idee valide, è molto bello invece provare a vivere l’esperienza di fondare una startup, perché capisci veramente come un’idea può essere validata, può avere un futuro.

È un percorso che lascia segni profondi: quello che mi ha lasciato questo percorso da startupper è una crescita importante e di consapevolezza, il fatto che un’azienda può fallire e può andare bene e sono tutte e due cose da imparare. L’ultimo pezzo che mi rimane è che devi pensare alla startup come a un grandissimo progetto che hai avuto, con tantissime persone e con tantissimo confronto, che a un certo punto dovrai lasciare andare e dovrà crescere. È un percorso fatto di relazioni, speranze, errori, ma che alla fine porta a dei risultati spesso inattesi. Dei clienti ci dicevano “Non credevamo che ce l’avreste fatta” e invece ce l’abbiamo fatta e questo ci riempie di gioia. Abbiamo qualcosa di magico».

 

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