Startup in the Net 2022 - Intervista a TrueScreen

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La rubrica Startup in the Net raccoglie una serie di interviste realizzate a startup innovative iscritte a EmiliaRomagnaStartUp e che ART-ER segue nel loro percorso di sviluppo e crescita.


In un’epoca di post-verità, non è scontato credere a ciò che mostra una fotografia o un video. Dal momento che un’immagine è diventata negli ultimi anni facilmente manipolabile, lo scetticismo non è del tutto fuori luogo.

«Se anche un bambino di dieci anni con un dispositivo da 100 euro e un'applicazione gratuita è in grado di fare ciò che vuole con un contenuto visivo, niente è più credibile» spiega Fabio Ugolini, CEO e co-founder insieme a Giuseppe Travasoni di TrueScreen. La startup, attiva da circa un anno, ha individuato un mercato da esplorare nell’esigenza di dare prova di autenticità a foto e video. E lo stanno facendo con una tecnologia rivoluzionaria rivolta alle imprese e al consumatore, presentata ad aprile allo SMAU di Berlino grazie al supporto della Regione Emilia-Romagna e di ART-ER. Un progetto, quello di TrueScreen, che nasce con l’ambizione di diventare uno standard che viaggia di pari passo con la promozione di un rinnovamento culturale che prevede il tornare a fidarsi di ciò che vediamo.

Ugolini, ci dice in una frase di che cosa si occupa TrueScreen?

TrueScreen è l’app che valida e certifica con valore legale foto, video, documenti, registrazioni audio e geolocalizzazioni garantendo autenticità e immodificabilità di ogni contenuto acquisito con dispositivi mobile.

Come vi è venuta l'idea?

Mi sono laureato in Giurisprudenza nel 2011 con una tesi sulla prova digitale e nel 2019, lavorando a un'altra startup da noi fondata, una software house chiamata Beatcode, mi sono accorto che nulla era cambiato in merito a questo tema in tutti questi anni. Giuseppe e io ci occupiamo di app e di tecnologia mobile da molto tempo e, grazie a queste competenze piuttosto forti, ci siamo accorti che esisteva un metodo in grado di creare una sorta di ambiente inattaccabile intorno ai contenuti registrati e acquisiti da un dispositivo mobile. Quando abbiamo indagato un po’, abbiamo notato che sul mercato, non solo italiano ma mondiale, non c’era nulla di simile.

Qual è la procedura impiegata di solito?

Generalmente quando si cerca di dare prova dell’autenticità di un contenuto, si fa il contrario di quello che facciamo noi: si procede analizzando il contenuto per vedere se è stato modificato. Noi invece forniamo un metodo di acquisizione sicuro su dispositivo mobile che protegge istantaneamente il contenuto acquisito e lo rende immodificabile.

E come lo fate?

Utilizziamo tantissime tecnologie: intelligenza artificiale, blockchain, NFT, firme digitali, marche temporali. Facendo parte del nuovo piano nazionale per la cybersecurity, abbiamo messo insieme tutto ciò che si impiega nel settore. Non sono però le tecnologie e le metodologie utilizzate a differenziare TrueScreen, quanto il flusso con il quale queste vengono impiegate e la garanzia di output che viene offerta. Il nostro strumento è quindi conforme alle linee guida internazionali: in poche parole possiamo dire che i contenuti generati all’interno dell’app hanno valore probatorio, cioè sono certificati al 100%. Le altre soluzioni non raggiungono questa percentuale. Eppure questa non è in sé l’unica rivoluzione. 
Uno dei nostri scopi principali era rendere questa tecnologia accessibile a chiunque: per utilizzarla, infatti, non è necessario avere nessuna competenza. Basta possedere un device e scaricare l’app che tra l’altro è già disponibile sia sull’App Store che sul Play Store.

Chi sono stati i vostri primi clienti?

La prima a credere in TrueScreen è stata una società che si occupa di leasing di macchine. La verifica sullo stato della vettura al termine del suo utilizzo ora viene effettuata attraverso la nostra app permettendo così all’azienda di ridurre del 90% i costi sulle perizie. Siamo diventati, inoltre, anche lo strumento ufficiale degli investigatori in Italia. Le acquisizioni delle evidenze digitali utili alle investigazioni saranno d’ora in poi fatte con TrueScreen.

Qual è stato il riscontro nel mondo B2B?

Quando ci sediamo attorno ad un tavolo con dei clienti, il fatto che siano necessarie foto certificate diventa scontato. Quello che di solito viene richiesto è un supporto nella gestione dei flussi documentali; per chi desidera andare oltre offriamo anche la possibilità di integrare la nostra tecnologia, e quindi un white-label personalizzabile con loghi, colori e altre caratteristiche aggiuntive.
In realtà ci stiamo rendendo conto che ci sono davvero milioni di modi per utilizzare TrueScreen. All’inizio ci siamo concentrati sul mondo delle imprese e non su quello consumer. Per quello faremo un lancio ad hoc nei prossimi mesi. 

Il vostro diventa quasi un servizio su misura.

Sì, sta quasi nascendo una sorta di startup nella startup che ci permette di fare user experience del mondo industriale per migliorare sempre di più in questo aspetto. Come dicevo prima, i casi d’uso sono tantissimi. Adesso siamo in contatto con alcune associazioni di avvocati in Ucraina per combattere la propaganda e le fake news, ma pensiamo anche all’integrazione nei marketplace in modo tale che siano evitate le cause in caso di problemi o malfunzionamenti.

Alla luce di questo, la soluzione rivolta al consumatore è diversa?

Il cuore tecnologico è identico e le caratteristiche per diventare uno standard ci sono tutte: abbiamo tre brevetti internazionali, i costi sono bassi e l’app può essere già utilizzata da chiunque nel mondo, senza nessuna competenza. Per fare un esempio, recentemente ho utilizzato TrueScreen perché ho perso un treno partito in anticipo. Ho presentato la foto certificata e sono stato rimborsato. 
Si possono anche screenshottare delle chat private che ormai possono essere modificate in pochi istanti senza nemmeno utilizzare un editor. Questo diventa importantissimo per dimostrare casi di stalking. 
Il nostro obiettivo è quindi diventare capillari: scarichi la app sullo smartphone, non pesa quasi niente e non ti costa nulla. La prima volta che hai un problema la puoi usare e portare una prova che non può essere confutata.

TrueScreen è stata selezionata per la tappa di Berlino dello SMAU. Come vi siete preparati?

Abbiamo cercato di capire chi ci sarebbe stato, chi erano i nostri competitor e le necessità del mondo industriale in Germania. Abbiamo visto che ci sarebbero state aziende impegnate nel campo energetico e del fotovoltaico quindi abbiamo creato dei casi d’uso appositamente per quel tipo di mercato.

Come è andata?

È stato illuminante. Un conto è fare un’esperienza del genere per un'azienda per cui lavori e un conto è andarci per la tua. E poi è interessante entrare in contatto con sensibilità diverse e, anche quando abbiamo incontrato aziende italiane, c’è stata una bella occasione di confronto.

Rispetto agli incontri con gli acceleratori, vi ha stuzzicato qualcosa?

Il network creato attorno a queste realtà è molto stimolante. Tra l’altro abbiamo conosciuto degli investitori che potremmo coinvolgere più avanti. Poi è stata una grande occasione di crescita anche dal punto di vista umano. Ancora oggi con molti ci sentiamo e stiamo costruendo dei rapporti veri: se un giorno avremo bisogno di loro, sapremo su chi contare.

Cosa avete portato a casa da questa esperienza a Berlino?

La consapevolezza di due cose. Punto primo: sapevamo di avere un progetto fighissimo e adesso ne siamo ancora più certi. Punto secondo: abbiamo avuto degli ottimi riscontri da persone genuine e competenti e questo ci deve dare la spinta a crederci ulteriormente. Anche se al momento non si tratta di business vero e proprio, siamo tornati ricchi di relazioni. Sarà un bene intangibile ma non per questo è meno importante.


Tutte le interviste realizzate per la rubrica Startup in the Net sono disponibili a questo link.

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