Determinare il valore di una quota di una startup è un processo complesso, spesso soggetto a variabili e interpretazioni, che richiede una valutazione approfondita dell’intera azienda, anche in base alla tipologia di investimento fatto a monte sulla startup e sui relativi eventuali patti parasociali.
Per prima cosa, è utile distinguere il concetto di valore reale dal concetto di valore nominale, che rappresenta il prezzo assegnato a una quota, azione o strumento finanziario al momento della sua emissione. In questo caso, il valore nominale riflette l’importo iniziale dell’investimento nella startup (i suoi 4mila euro). Tuttavia, nelle valutazioni di una startup, il valore nominale tende a essere poco rilevante, poiché queste realtà sono generalmente in fase di sviluppo e spesso non hanno ancora generato profitti significativi, ricavi stabili o un modello di business completamente consolidato.
Di conseguenza, il focus della valutazione si sposta sul valore reale, che tiene conto delle potenzialità e delle prospettive di crescita dell'azienda, oltre che delle sue performance attuali: per compiere questa tipologia di valutazione è possibile ricorrere ad una serie diverse di metodologie, basate sulle caratteristiche endogene ed esogene in cui si trova la startup.
La scelta della metodologia, infatti, dipende da specifici elementi di analisi della startup, come ad esempio il settore in cui opera o la fase del suo ciclo di vita. Ogni fase richiede un approccio diverso:
- Startup in fase embrionale: Approcci basati su idee, proiezioni di mercato e potenziale del prodotto.
- Startup in fase di crescita o già sul mercato: Metodi basati su fatturato, EBITDA o multipli di settore.
Anche il settore di riferimento gioca un ruolo cruciale. Ad esempio:
- Startup digitali spesso utilizzano metodi basati sui multipli di fatturato.
- Startup cleantech o manifatturiere potrebbero richiedere valutazioni legate agli asset tangibili o ai risultati attesi nel medio-lungo termine.
- Per realtà fintech che cercano finanziamenti in round avanzati (ad esempio Serie A), si applicano metodologie come la valutazione basata sui flussi di cassa attualizzati.
La localizzazione potrebbe essere un ulteriore elemento da considerare, in quanto il contesto economico e il livello di maturità del mercato locale influenzano significativamente i multipli e le aspettative degli investitori.
La valutazione finale nasce anche da una combinazione di variabili, come quelle citate. Ad esempio, una startup cleantech in fase pre-mercato sarà valutata diversamente rispetto a una fintech in rapida crescita alla ricerca di investitori per un round di finanziamento.
Tra i metodi più comuni troviamo:
- Flussi di cassa attualizzati (DCF): Valutazione basata sui futuri flussi di cassa scontati al valore presente.
- Multipli di mercato: Confronto con altre aziende simili.
- Valutazione patrimoniale: Basata sugli asset dell’azienda.
- Approcci misti: Combinazione delle metodologie sopra menzionate.
Dati i numerosi fattori da analizzare e le metodologie applicabili, è essenziale rivolgersi a un Commercialista esperto nel mondo delle startup per ottenere una stima precisa e personalizzata.
Infine, la stessa valutazione deve essere concordata con gli altri soci e investitori.