La soletta intelligente. "Così monitoriamo i pazienti"

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Il sottopiede smart di eSteps sbarca nella Silicon Valley

Una startup, pensata e creata in Emilia-Romagna, che permette il monitoraggio da remoto di malattie croniche attraverso un sottopiede smart. Tutto questo è possibile grazie a eSteps, una realtà innovativa creata da Nidhal Louhichi, 29enne di Zola Predosa ed ex studente di ingegneria biomedica all’università di Bologna, il quale ha prototipato e brevettato delle solette intelligenti in grado di offrire un supporto importante all’85 per cento dei pazienti affetti da sclerosi multipla che si trovano nella prima fase della malattia. Queste solette intelligenti sono pensate per contrastare l’aumento della disabilità motoria degli arti inferiori proponendo soluzioni di monitoraggio prima, durante e dopo l'ospedalizzazione grazie ai protocolli di biomeccanica e di tele-riabilitazione. Il fondatore di eSteps si trova ora alla Wharton School di Philadelphia insieme al suo CoFounder e Cto Noureddine Slimani, dove stanno imparando nuove tecniche e strategie di espansione. Domenica, invece, saranno in Silicon Valley a presentare il loro progetto, grazie all’impegno della Regione Emilia-Romagna nel portare le migliori startup nell’ecosistema dell’innovazione più importante al mondo e nelle attività di internazionalizzazione verso il Nord America. 

Nidhal Louhichi, come nasce eSteps?

“E’ nata ufficialmente a novembre del 2020, ma l’idea mi è venuta quattro anni fa. Sono sempre stato appassionato di analisi del movimento e mi chiedevo come mai fosse possibile predire il guasto delle macchine e non delle persone. Ho iniziato a fare ricerca, ho costruito un team. Dopo qualche tempo, un importante ospedale di Milano è stato il nostro primo cliente. La scintilla è arrivata però alla Milano digital week, dove si cercavano soluzioni per pazienti affetti da sclerosi multipla. Una piccola associazione, Iovivolasclerosimultipla, mi ha spronato, dicendomi che il mio progetto era buono e che avrei potuto trovare una soluzione per chi era affetto da questa malattia”. 

E ora siete alla Wharton School, un’eccellenza nel mondo delle Business School a livello mondiale. Come avete fatto?

“Ci troviamo qui perché abbiamo vinto una borsa di studio grazie al professor Simone Ferriani dell’Università di Bologna, direttore scientifico di un ex programma di formazione dal nome ReActor, un’iniziativa di orientamento all’imprenditorialità e all’innovazione per giovani scienziati, finanziato dalla Fondazione Golinelli e Del Monte. Siamo qui per un visiting period per scienziati-imprenditori ospitati dal Prof David Hsu, con l’obiettivo di affinare tecniche di marketing, strategie di crescita e fundraising”.

Mentre, dalla settimana prossima, grazie alla Regione, sarete in Silicon Valley.

“Sì, per una settimana parteciperemo a un bootcamp dove si incontrano altri Ceo di importanti aziende, investitori ed esperti nel campo tecnologico. Avremo l’opportunità di presentare la nostra startup agli investitori che, se interessati, si uniranno a bordo chiudendo questo round già quasi pieno”.

Quali sono, invece, i programmi per il futuro?

“Di sicuro far crescere il progetto, stabilizzarsi nei continenti dove siamo (Italia, America e Nord Africa) e diventare la prima realtà di monitoraggio da remoto passivo per tutti i pazienti che hanno disabilità, dare loro un’alternativa alla progressione della malattia. Abbiamo creato un dispositivo autonomo, sostenibile e ho costruito un team molto attento alle disparità. Abbiamo molti progetti per il futuro vicino e non vediamo l’ora di realizzarli”.

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