Startup in the Net - Intervista a Robotizr

Startup in the Net - Intervista a Robotizr

La rubrica Startup in the Net raccoglie una serie di interviste realizzate a startup innovative iscritte a EmiliaRomagnaStartUp e che ART-ER segue nel loro percorso di sviluppo e crescita. Per l'edizione 2023 abbiamo intervistato le startup selezionate dai programmi di accelerazione promossi da CDP Venture Capital Sgr - Fondo Nazionale Innovazione. 


Gestire un sofisticato macchinario grazie a Robotizr diventa un gioco da ragazzi. È nata da meno di un anno con questo proposito la promettente startup che opera nel settore del digital manufacturing. Vincitrice dell’edizione 2022 della Start Cup Emilia-Romagna, l’impresa innovativa con base a Reggio Emilia ha appena concluso il percorso Forward Factory, il programma di accelerazione inserito nella rete Acceleratori CDP gestito da Gellify. Marco Bassoli, CEO e fondatore di Robotizr insieme a Federico Cocconcelli, ci racconta i passi compiuti finora dalla startup e le prospettive future.

Bassoli, in poche parole, di che cosa vi occupate?

Abbiamo sviluppato un software che semplifica l’uso dei robot industriali. Le aziende acquistano macchinari molto sofisticati che avrebbero bisogno di essere seguiti da personale qualificato e appositamente formato. Robotizr consente di abbassare la complessità della gestione di tali macchinari con una notevole riduzione dei costi.

Come funziona la vostra soluzione?

L’azienda che produce il braccio robotico fornisce ovviamente sia la meccanica sia il software per controllarla. Se sul primo aspetto i macchinari sfruttano una tecnologia molto avanzata, non si può dire la stessa cosa della parte digitale. Noi offriamo un pannello di controllo aggiuntivo, sostanzialmente un tablet, che attraverso un sistema touch no code piuttosto intuitivo non ha bisogno di una preparazione specifica per maneggiarlo. Inoltre il nostro prodotto è scalabile: sono quattro o cinque i produttori di bracci robotici industriali a livello globale quindi riusciamo ad adattarci bene ai vari modelli presenti sul mercato.

Come vi è venuta l’idea?

Due anni fa ero a cena con un amico che lavorava in un’azienda metalmeccanica. Mentre mi raccontava quanto fossero difficili da gestire certi macchinari, io che mi sono laureato in ingegneria elettronica e ho un PhD in Tecnologie dell’Informazione all’Università di Parma, mi sono offerto di studiare una soluzione. Ho creato una specie di prototipo da applicare su una piccola macchina che ho presentato a una fiera. Forte del riscontro positivo, ho condiviso l’idea con un mio compagno di studi, Federico Cocconcelli, che si è fidato della mia visione e adesso è mio socio. A quel punto abbiamo deciso di partecipare alla Start Cup Emilia-Romagna.

Come è andata la Start Cup?

Ci siamo classificati primi, quindi è andata molto bene. Al di là del premio in denaro, abbiamo avuto una buona visibilità a livello mediatico e siamo entrati in contatto con diverse aziende del territorio. Questo ci ha permesso di capire meglio dove collocare il nostro prodotto e di sviluppare un PoC.

Poi c’è stata la partecipazione al Premio Nazionale per l’Innovazione.

Siamo arrivati in finale nella categoria Industrial e ICT ma anche quell’esperienza è stata fruttuosa perché abbiamo avuto i primi contatti con gli investitori presenti al PNI per fare scouting di tecnologie. Inoltre, grazie alla presenza di molte aziende, abbiamo cercato di valutare l’interesse di chi operava in altri settori che non fossero quello metalmeccanico. Non è mai male avere strategie parallele.

Dalla Start Cup a oggi, come è cambiato il vostro progetto?

Ci siamo costituiti a marzo 2023 e quello che abbiamo vissuto è stato un periodo davvero intenso. Ora abbiamo un team che conta sei persone in totale, di cui due assunte full time. Il modello di business è rimasto praticamente lo stesso, lo abbiamo leggermente aggiustato principalmente per quanto riguarda i canali di vendita. Non ci rivolgiamo più solo alle aziende per effettuare l’upgrade del macchinario ma includiamo anche i cosiddetti system integrator, sarebbe a dire coloro i quali acquistano il macchinario dal produttore e installano materialmente il macchinario in azienda.

Il prodotto invece a che punto è?

Stiamo arrivando alla prima versione completa basata sulle richieste di un primo potenziale cliente che abbiamo in pipeline. Sulla base di questo continuiamo a cercare aziende interessate a testare la nostra soluzione. In questo settore i processi commerciali sono molto lunghi, pertanto per noi è strategico trovare altri progetti da sviluppare. Ora ci occupiamo internamente della parte commerciale anche perché strettamente legata alla parte di ricerca e sviluppo ma presto, se tutto va come deve andare, ci affideremo ad altre risorse. Inoltre siamo soci attivi di Unindustria Reggio Emilia, ClustER Mech e InnovUp, network all'interno dei quali abbiamo la possibilità di farci conoscere, di capire le dinamiche e i bisogni delle industrie del territorio ma soprattutto abbiamo l’opportunità in quel contesto di diffondere la nostra visione di una robotica più accessibile. Siamo molto fiduciosi perché il nostro ambito è in continua crescita: è questo il futuro dell’automazione industriale.

Come siete arrivati all’acceleratore Forward Factory?

Abbiamo cominciato praticamente subito dopo il PNI a interagire con investitori e acceleratori. A gennaio 2023 abbiamo siglato il primo contratto di investimento con LVenture e Industrio Ventures e due mesi dopo ci siamo costituiti. LVenture ci ha supportato sul fronte business mentre Industrio Venture ci ha affiancato sugli aspetti di carattere tecnico-commerciale. Si è trattato di un co-investimento di 190mila euro. Industrio Ventures, partner del programma di accelerazione, ci ha segnalato l’opportunità di Forward Factory. Siamo stati selezionati attraverso il processo di deal flow e abbiamo ricevuto un altro investimento di importo analogo.

Quali sono stati gli step del percorso?

Le attività sono cominciate a giugno 2023 e sono terminate a dicembre dello stesso anno. Il programma è molto focalizzato sulla validazione del prodotto e sul testing commerciale B2B. Le sessioni formative in aula e i bootcamp sono stati molto interessanti perché sono aspetti non trattati di solito. La parte più corposa però è stata quella che ha visto coinvolte le aziende partner di Forward Factory: abbiamo avuto modo di dialogare con i manager operativi e il confronto è stato utilissimo perché è difficile per una startup rapportarsi con quel tipo di figure all’inizio.

Avete avviato delle collaborazioni?

Abbiamo dei tavoli aperti ma ancora nulla di concreto. Abbiamo collaborato principalmente con Bi-Rex installando la nostra soluzione su un robot industriale presente all’interno del competence center che si trova all’Opificio Golinelli. In questo modo abbiamo validato la tecnologia: era il nostro obiettivo principale. Il percorso tuttavia ci ha chiarito un aspetto che non avevamo messo a fuoco, sarebbe a dire il nostro target di riferimento. La nostra soluzione non è appetibile per le aziende molto strutturate che possono permettersi il personale per gestire macchinari così complessi ma siamo preziosi per le PMI che non possono investire ulteriormente in addetti da formare ad hoc.

C’è un piano di fundraising all’orizzonte?

Non nell’immediato anche se abbiamo diversi soggetti interessati. Non abbiamo ancora le metriche per ottenere quello che vogliamo. Pensiamo che i tempi saranno maturi alla fine del 2024, quando avremo un numero adeguato di clienti e partnership tecnico-commerciali avviate. Se c’è un insegnamento che abbiamo appreso durante il percorso di accelerazione è che i soldi vanno presi nel momento giusto: 500mila euro oggi potrebbero compromettere il milione di domani o i 5 milioni tra cinque anni. Noi riteniamo di esserci giocati bene le nostre carte perché bisogna ricordare che nella fase iniziale gli investitori scommettono sul team e non solo sul prodotto.

Che tipo di supporto avete avuto da ART-ER?

Dopo la Start Cup Emilia-Romagna siamo entrati in un network molto attivo e stimolante. Inoltre noi adesso siamo incubati alle Serre: stiamo seguendo dei bootcamp formativi su come attrarre investimenti e siamo seguiti da un mentor verticale sul nostro ambito specializzato in industria 4.0.

Per concludere: un consiglio a un aspirante startupper?

Se si ha un’idea, bisogna provarci e non tenerla chiusa in un cassetto, anzi. Bisogna parlarne e trovare subito il team: da soli non si va da nessuna parte. Le persone giuste sono anche più importanti dei soldi nelle prime fasi. Quando il prodotto di fatto ancora non c'è, è il team che fa la differenza. Questo è ciò che mi ha insegnato l’esperienza.


Tutte le interviste realizzate per la rubrica Startup in the Net sono disponibili a questo link.

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