Startup in the Net 2023 - Intervista a Cloudvision

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La rubrica Startup in the Net raccoglie una serie di interviste realizzate a startup innovative iscritte a EmiliaRomagnaStartUp e che ART-ER segue nel loro percorso di sviluppo e crescita. Per l'edizione 2023 abbiamo intervistato le startup selezionate dai programmi di accelerazione promossi da CDP Venture Capital Sgr - Fondo Nazionale Innovazione. 


Un esperto digitale customizzato al servizio delle aziende in grado di adattarsi ai processi produttivi grazie all’intelligenza artificiale. Cloudvision è andata a intercettare un mercato ancora tutto da esplorare che va oltre il concetto di semplice assistenza remota.

La startup ha sviluppato Augmentya,  una piattaforma di augmented workforce, un paradigma secondo cui si utilizza la tecnologia per aumentare le capacità delle persone. Cloudvision ha appena terminato il percorso di Magic Spectrum, il programma di accelerazione promosso da Digital Magics ed   inserito nella rete Acceleratori CDP, rivolto alle imprese innovative che operano nel campo del 5G e di Internet of Things.
Abbiamo parlato con Massimo Bruni, founder della startup ora impegnata nel lancio del prodotto sul mercato e sulla ricerca di finanziamenti per mettere a regime la piattaforma. Ecco cosa ci ha detto.

Bruni, ci racconta di che cosa si occupa Cloudvision?

Siamo una software company nata nel 2019 con l’obiettivo di portare sul mercato la prima piattaforma di augmented workforce, sarebbe a dire «forza lavoro aumentata». Un concetto nuovo da non confondere con quello di realtà aumentata. Nello specifico, la nostra piattaforma fa uso di tecnologie di intelligenza artificiale come la cosiddetta intelligenza artificiale conversazionale, quella che usiamo tutti i giorni con i dispositivi come Alexa o Google Assistant. In soldoni è possibile parlare con un device interagendo con un algoritmo in grado di comprendere il senso di una richiesta perché è stato addestrato per farlo. Stesso discorso per la cosiddetta intelligenza artificiale visuale che fa sì che anche le immagini possano essere riconosciute.

Come funziona concretamente la piattaforma?

Possiamo dire che sostituisce un esperto vero e proprio a cui fare delle domande con una web app basata su cloud alimentata con i dati dell’azienda. Per capirci posso chiedere al mio dispositivo il manuale d’uso di un macchinario oppure di verificare il quantitativo in magazzino di un pezzo che mi serve.

Come è nata l’idea?

Io sono un imprenditore con 35 anni di esperienza nel settore digital. Ho conosciuto Donato Gagliardi e Daniele Meschiari, rispettivamente product manager e sviluppatore, in un’altra startup ora archiviata. Quando ho capito che c’era un bisogno di mercato nel campo dell’assistenza remota indirizzata a fornire supporto al lavoratore impegnato nello svolgimento di una serie di attività più o meno complesse, li ho coinvolti in questa nuova avventura.

Qual è il modello di business di Cloudvision?

Noi ci rivolgiamo alle aziende, quindi il modello è B2B: proponiamo degli abbonamenti per accedere alla piattaforma cloud, quindi non occorre installare nulla. Ovviamente tutto viene costruito sulla base delle esigenze del cliente ma le nostre tariffe sono basse, sotto 100 euro al mese per utente, perché deve essere conveniente per chi l’acquista. I vantaggi poi sono diversi. Innanzitutto l’esperto digitale è sempre disponibile: è on line finché la app è accesa ed è utilizzabile da tutti in ogni momento, non ci sono tempi di attesa. E poi con la piattaforma io posso digitalizzare le competenze che diventano patrimonio dell’azienda: prendo il set delle informazioni, i processi, le procedure, le modalità di lavoro e li trasformo in informazioni testuali, documenti, immagini, video o altro. Una volta che sono dentro la piattaforma, lì rimangono. Quindi non si pone il caso di sostituire un esperto in carne e ossa quando cambia azienda o va in pensione.

A che punto siete?

Siamo nella fase early stage. Abbiamo da poco rilasciato la prima versione del prodotto sul mercato. Siamo oltre la fase prototipale avendo sviluppato con diverse aziende del territorio dei proof of concept.

Che riscontri avete avuto finora?

Siamo molto soddisfatti perché oltre a cercare di vendere il prodotto stiamo facendo anche un’opera di evangelizzazione. Se il cliente non sa che esiste una soluzione di questo tipo come fa a sapere di averne bisogno? Stiamo pertanto validando il prodotto con clienti di settori diversi ma stiamo anche cercando partner commerciali e industriali: qualcuno che per esempio produce impianti automatici può avere tutto l’interesse di inserire un plug-in con la nostra piattaforma. Contiamo per l’autunno di cominciare a vendere per essere a regime nel 2024, guardando anche al mercato estero.

Quando siete entrati in contatto con ART-ER?

Praticamente quando ci siamo costituiti. Siamo stati intercettati come startup innovativa quindi abbiamo cominciato a ricevere notizie mirate su bandi, incontri e opportunità offerte dal territorio. Grazie ad ART-ER ad esempio abbiamo partecipato alla Smau a Parigi. Lì abbiamo cominciato a dialogare con alcune corporate piuttosto importanti e abbiamo conosciuto una persona dell’incubatore LVentures, che ci ha segnalato una call di un programma in accelerazione. Siamo stati selezionati,  attendiamo risposte in queste settimane. Non posso dire ancora nulla ma si tratta di un’occasione: non si tratterebbe di un semplice investimento ma di diventare fornitore strategico di una delle più grandi aziende italiane.

Siete stati selezionati anche per il programma Magic Spectrum. Come è andata?

Abbiamo fatto domanda e siamo stati selezionati. In realtà ci hanno cercato loro dal momento che avevamo già partecipato con successo  a diverse iniziative come ad esempio il contest Next Energy 5 organizzato da Cariplo Factory per Terna. Inoltre avevamo già ricevuto un finanziamento da Cassa Depositi e Prestiti, partner anche di Magic Spectrum, attraverso il loro veicolo Fondo Rilancio e Startup. Detto questo, Magic Spectrum ha fatto un primo investimento  che abbiamo utilizzato per proseguire lo sviluppo del  prodotto. Il programma di accelerazione prevedeva poi un fitto calendario di formazione anche piuttosto impegnativo che è stato molto utile anche per me che faccio questo mestiere da tanti anni.

Cosa le ha insegnato in particolare?

A fare dei pitch efficaci. Io di solito vesto i panni dell’investitore e il percorso mi è servito per rivedere le mie posizioni nel momento in cui ero dall’altra parte. Se per un pitch hai a disposizione dai 2 ai 5 minuti devi essere in grado di distillare i concetti e mettere in luce quelli che «spaccano», quindi devi essere bravo a colpire bene sotto la cintura. È stata un’ottima opportunità perché ho imparato a fare emergere solo gli aspetti che hanno valore, senza perdere tempo. Da quando ho partecipato al programma, ogni volta che faccio un pitch riesco a portare a casa il risultato.

Siete in una fase delicata, pare di capire, in attesa di risposte importanti.

Siamo alla ricerca di un ulteriore round di finanziamento e siamo in ballo con vari potenziali investitori. C’è grande interesse da parte dei nostri interlocutori, per cui siamo molto fiduciosi sul futuro della nostra startup.

La sua è una figura sfaccettata: imprenditore, investitore e startupper seriale. Un consiglio rivolto a chi vuole fare impresa?

Il primo consiglio che mi sento di dare è quello di non basarsi solo sul proprio istinto ma di cercare il confronto. Bisogna essere molto autocritici e capire bene se un progetto è più o meno buono prima di partire. In seconda battuta bisogna accertarsi di avere la necessaria capacità di finanziamento. Per una startup tecnologica  bisogna calcolare almeno 500mila euro come seed investment, altrimenti è meglio lasciar perdere, a meno che non si voglia giocare. Non dico che sia necessario averli subito in tasca ma quando si inizia è meglio ragionare subito su come fare per procurarsi il denaro che serve. Poi consiglio di tenere d’occhio tutte le iniziative anche attraverso canali come ART-ER visto che il nostro ecosistema offre molte opportunità. Infine vanno cercate anche le competenze giuste perché un bel prodotto, per quanto sia vincente, da solo non basta senza qualcuno che sappia davvero fare impresa. Non ci si può improvvisare in questo settore perché il rischio è quello di farsi davvero male.


Tutte le interviste realizzate per la rubrica Startup in the Net sono disponibili a questo link.

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