Startup in the Net 2022 - Intervista a NOVAC

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La rubrica Startup in the Net raccoglie una serie di interviste realizzate a startup innovative iscritte a EmiliaRomagnaStartUp e che ART-ER segue nel loro percorso di sviluppo e crescita.


Perché non spalmare l’energia nel telaio dell’auto invece aggiungere un’altra scatola a scapito del design? Tre anni fa sono partiti da questa domanda quattro studenti di Ingegneria dell’Università di Modena e Reggio Emilia con la passione per l’automotive. Oggi Matteo Bertocchi, Alessandro Fabbri, Loris Bruzzi e Aldo Girimonte possono dire di avere avuto la giusta intuizione buttandosi nel settore dell’energy storage con un occhio rivolto alla mobilità elettrica e l’altro alla sostenibilità. Novac, questo il nome della startup, si può dire che ha bruciato le tappe senza finora sbagliare un colpo.

Una storia cominciata con il podio della Start Cup Emilia-Romagna 2019, proseguita con la partecipazione ad altre competizioni che hanno di seguito portato a un round di finanziamento per i primi investimenti. Una delle tappe fondamentali per la crescita della startup è stato il Mindset Program in Silicon Valley, il programma promosso dalla Regione Emilia-Romagna per favorire l’internazionalizzazione delle imprese.

Appena tornato dalla California, Matteo Bertocchi ci racconta l’avventura di Novac dall’inizio.

Bertocchi, di che cosa vi occupate?

Novac opera nel campo dei sistemi di accumulo di energia. In particolare, stiamo sviluppando un supercap a stato solido. Il supercondensatore, così è conosciuto in italiano, è un dispositivo che accumula energia come le batterie ma che funziona come un boost: per questo è da considerarsi complementare. Il supercap aiuta la batteria garantendo un aumento di autonomia nella singola ricarica. Questo comporta anche uno stress ridotto per la batteria, perché il supercondensatore assorbe parte dei picchi di potenza che a lungo andare la danneggiano. In questo modo riusciamo ad allungarne il ciclo di vita con un vantaggio di natura ambientale visto che la batteria dura di più.

Quali sono gli altri punti di forza di Novac?

Il nostro è un team fortemente specializzato nei materiali. La nostra idea è quella di sviluppare un supercap che non contenga liquido, nulla quindi che possa fuoriuscire, evaporare o infiammarsi. In poche parole il nostro dispositivo non è pericoloso. Non andiamo a sostituire la batteria ma la aiutiamo con un dispositivo che è praticamente invisibile perché spalmato sulla superficie già esistente del veicolo. Non c’è impatto quindi sul design dal momento che non c’è un’altra scatola.

Il vostro campo è solo quello dell’automotive?

Siamo partiti da quello, perché siamo di Modena e siamo un po’ fissati con le auto. Alessandro Fabbri ed io siamo ingegneri del veicolo, Aldo Girimonte è ingegnere dei materiali mentre Loris Bruzzi è ingegnere elettronico. Ci siamo conosciuti al corso TACC – Training for Automotive Companies Creation: siamo partiti pertanto con le auto ma con il tempo ci siamo resi conto che la nostra soluzione si adatta anche a veicoli, sempre naturalmente elettrici, in cui non c’è molto spazio. Possiamo definirci trasversali: se il nostro prodotto è modellabile, lo siamo anche noi nell’applicarlo ai vari mercati in cui è strategico trovare il giusto equilibrio lo spazio e il peso come, nel settore della smart mobility, i monopattini e le biciclette elettriche ma penso anche ai droni, le imbarcazioni e l’aerospazio.

Nel 2019 avete partecipato alla Start Cup Emilia-Romagna arrivando secondi. Cosa è successo da allora?

Grazie alla Start Cup abbiamo avuto accesso al PNI e ci siamo classificati tra i primi quattro nella nostra categoria. Con i primi soldi vinti ci siamo costituiti come startup universitaria Unimore e poi abbiamo continuato a partecipare alle competizioni anche a livello internazionale, siamo stati a Boston e a Detroit. È però all’evento chiamato la Borsa della Ricerca che c’è stata la nostra svolta. C’erano 60 startup candidate e cinque premi in palio: noi ne abbiamo vinti due, uno di questi assegnato dal fondo Eureka! Venture. Con loro e CDP Venture Capital Sgr successivamente abbiamo chiuso il nostro primo round di finanziamento di oltre 400mila euro. Questi soldi ci hanno permesso di assumere due persone per portare avanti la parte di ricerca e sviluppo del prodotto.

Avete ottenuto anche dei brevetti?

Abbiamo due brevetti internazionali, uno sul materiale e uno sulla tecnologia mentre di altri che abbiamo presentato siamo in attesa di una risposta.

Parliamo del Mindset Program: come mai vi siete candidati?

Dalla Start Cup in avanti siamo sempre rimasti in contatto con ART-ER, anche con delle attività per sviluppare il business plan. Ad un certo punto ci è stata proposta questa opportunità. Chi fonda una startup per forza di cose sogna di andare in Silicon Valley: quando siamo stati selezionati, e io sono potuto partire, per me è stata la realizzazione di un sogno.

Come è andata in Silicon Valley?

Il programma prevedeva due settimane: una in Italia che posso considerare una sorta di «antipasto» e una in California. Io ho messo un valigia solo il pitch, non mi sono preparato in maniera particolare. Il mio obiettivo più che performare era quello di ascoltare e assorbire tutto quello che mi avrebbero detto. Abbiamo avuto un’infarinatura sulle questioni legali e abbiamo avuto molti contatti con gli imprenditori. È stata una settimana che mi ha insegnato tanto.

Cosa hai portato a casa da questa esperienza?

Che avere la faccia tosta non guasta. Scherzi a parte, bisogna essere molto sicuri di sé: ho avuto la sensazione che in America più sei ambizioso, più sei credibile. E questa è un aspetto molto diverso dall’ambiente italiano in cui quando si parla di numeri e obiettivi devi essere sempre più misurato. Però anche se là ci sono più opportunità, sei anche molto più solo. In realtà, il viaggio in Silicon Valley mi è servito per fare autocritica: ho capito là che non avevo ancora sfruttato tutto quello che il mio paese aveva da offrirmi. Diciamo che dall’America sono tornato carico per vivere in maniera diversa l’Italia da imprenditore.

A che punto siete con la vostra roadmap?

Tra la fine del 2022 e l’inizio del 2023 vogliamo finire il prototipo e avere avviato le partnership per la realizzazione dei PoC ricevendo dalle aziende i feedback per migliorarlo. A metà 2023 vogliamo avviare un altro round di investimento per raccogliere fondi volti a finanziare il nostro stabilimento manifatturiero. Entro la fine dell’anno vogliamo lanciare il prodotto sul mercato. È grazie al Mindset Program che abbiamo deciso di dare un’accelerata al nostro progetto: producendo in un nostro laboratorio il materiale che abbiamo sviluppato potremmo essere più veloci anche per quanto riguarda la ricerca.

Siete passati dall’essere universitari a imprenditori in poco tempo. Come vi sentite in questa veste?

In effetti il nostro caso è singolare. Due anni fa stavamo ancora frequentando un corso in cui ci stavamo preparando a diventare imprenditori, ora lo siamo diventati e abbiamo le multinazionali che ci cercano per chiederci del nostro prodotto. Io sono molto soddisfatto anche perché ogni giorno imparo cose nuove. Certo, la flessibilità è una dote che lo startupper deve avere: tutto può cambiare velocemente ma se uno sa come mettersi sui binari giusti, può dormire tranquillo.

Che consigli daresti ai giovani che vogliono intraprendere lo stesso percorso?

Lo stesso che darei al me stesso di tre anni fa. Fare startup non è una scelta azzardata. Ovvio che deve esserci una propensione al rischio se si vuole fare impresa però al giorno d’oggi non si è al riparo da nulla: può chiudere l’azienda per cui lavori perché scoppia una pandemia. Io alla fine ho fatto tutto quello che volevo fare ma se qualcuno mi avesse detto questo, avrei avuto molti meno dubbi. Fare startup deve diventare la normalità: nessuno deve sgranare gli occhi se dici quello che fai perché pensa che sei pazzo. Bisogna mettere in conto qualche rinuncia ma si guadagna molto a livello di soddisfazione personale. Il segreto è sapersi gestire e darsi delle priorità: il tempo alla fine è limitato per tutti.


Tutte le interviste realizzate per la rubrica Startup in the Net sono disponibili a questo link.

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